Le opere
Dramma in due atti su libretto di Temistocle Solera.
Prima esecuzione Milano Teatro alla Scala, 17 novembre 1839.
Personaggi Cuniza da Romano, Ezzelino da Romano, Imelda, Leonora, Oberto, Riccardo.
Vicende storiche È il 1835 e un giovanissimo Giuseppe Verdi è impegnato nella composizione della sua prima opera che propone a Pietro Massini, direttore dei Filarmonici di Milano, ma anche al Teatro Ducale di Parma che non fidandosi di un nuovo autore, non accetta la proposta di rappresentare l’opera. Qui meglio che altrove vale il detto "nemo profeta in patria". Massini invece si interessa se il lavoro possa fare al caso di Merelli, impresario della Scala di Milano. Col titolo di Rochester su libretto di Antonio Piazza, l’opera avrebbe dovuto andare in scena nella primavera del 1839, ma uno dei cantanti si ammala e l’allestimento giace. Nel frattempo Verdi continua a lavorare alla musica, lo spartito diventa anche partitura e Rochester o Lord Hamilton di Piazza viene adattato da Temistocle Solera con titolo Oberto, conte di San Bonifacio. Il 17 novembre 1839, con discreto successo, va in scena al Teatro alla Scala di Milano l’opera prima del Maestro di Busseto.
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, tratto da Le faux Stanislas di A.V. Pineau-Duval.
Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 5 settembte 1840.
Personaggi Barone di Kelbar, Belfiore, Conte Ivrea, Delmonte, Edoardo di Sanval, Giulietta di Kelbar, La Rocca, Marchesa del Poggio.
Vicende storiche Dopo il successo della prima opera di Verdi Oberto, conte di San Bonifacio, l’impresario della Scala Merelli gli commissiona la partitura per un’opera buffa il cui libretto era da scegliere tra quelli già approntati da Felice Romani. La scelta del Maestro ricade su un libretto già scritto nel 1818 per un altro compositore, dal titolo Il finto Stanislao, che verrà poi cambiato in Un giorno di regno. Il 1840 segna per Verdi l’inizio di una nuova carriera in collaborazione col teatro milanese, ma anche l’inizio di un periodo di disagi, sofferenze e lutti: s’ammala d’angina, ha difficoltà economiche tanto che la moglie Margherita Barezzi deve impegnare i suoi preziosi per pagare l’affitto della casa, dato che gli aiuti del padre di quest’ultima tardavano ad arrivare, Margherita muore improvvisamente in giugno per encefalite. Distrutto dal dolore chiede la rottura del contratto per Un giorno di regno, ma non gli viene concessa e Verdi si vede costretto a comporre un’opera buffa che non s’intonava certo al suo stato d’animo. La prima ha luogo al Teatro alla Scala di Milano il 5 settembre, ma non riscuote successo.
Dramma lirico in quattro parti su Libretto di Temistocle Solera.
Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842.
Personaggi Abigaille, Adballo, Anna, Fenena, Gran sacerdote di Belo, Ismaele, Nabucco, Sedecia, Zaccaria.
Vicende storiche Dopo l’insuccesso di Un giorno di regno l’ancor giovane compositore prende un’affrettata decisione: cambiare mestiere e non comporre mai più. In questo precoce gettare la spugna, Verdi è fermamente contrastato da Merelli il quale, nonostante il fiasco, non gli consente di rompere la scrittura, e di lì a poco lo costringe a leggersi un libretto di Temistocle Solera che Otto Nicolai, il futuro autore delle Allegre comari di Windsor, aveva rifiutato. Il titolo dell’opera è Nabucodonosor. e Verdi legge, si entusiasma, ma ribadisce il rifiuto riportando il manoscritto in teatro all'impresario, che però glielo rinfila immediatamente in tasca, e spinge energicamente fuori dal camerino il povero Verdi.
Passano cinque mesi, e finalmente Verdi si mette al pianoforte e affronta, per prima, l'ultima scena, cioè l'aria della morte di Abigaille. In agosto l'opera è già compiuta e il 9 marzo del 1842 va in scena al Teatro alla Scala di Milano: con il soprano Giuseppina Strepponi nel ruolo di Abigaille, il baritono Giorgio Ronconi protagonista, e il basso Prosper Dérivis nelle vesti di Zaccaria. È un successo colossale. Se le repliche non sono più di otto, è solo perché si è giunti alla fine della stagione. Ripresa la stagione il 13 agosto del 1842, l'opera conta altre cinquantasette repliche ad andare alla fine dello stesso anno.
Innumerevoli teatri italiani e alcuni stranieri la accolgono negli anni immediatamente successivi. In uno di questi, il San Giacomo di Corfù, nel settembre 1844 il nome del protagonista e del titolo, diventano definitivamente Nabucco.
Il libretto, Temistocle Solera l'aveva liberamente tratto dall'omonimo dramma di Anicet-Bourgeois e Francis Cornue, andato in scena nel 1836 all'Ambigu-Comique di Parigi, e anche dall'omonimo ballo che il coreografo Antonio Cortesi ne aveva ricavato nel 1838 per la stessa Scala di Milano.
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Temistocle Solera, tratto dall’omonimo poema di Tommaso Grossi.
Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 11 febbraio 1843.
Personaggi Acciano, Arvino, Folco, Oronte, Pagano, Pirro, Sofia, Viclinda.
Vicende storiche Quarta opera scaligera di Verdi, milanese fin nel titolo e nella provenienza dell’autore del soggetto, Tommaso Grossi, dal quale Temistocle Solera trae il libretto.
Dramma di argomento religioso, intessuto di scene di processioni, preghiere, un battesimo e naturalmente una crociata. Le autorità clericali si insospettiscono e incaricano gli amministratori della giustizia di controllare. Il capo della polizia Torresani dopo aver preso visione del libretto intima a Verdi di apportare alcuni cambiamenti: in teatro non si può cantare un’Ave Maria, poiché luogo non adatto ad una preghiera, così che il Maestro si deve piegare suo malgrado a cambiare l’aria in Salve Maria.
Con questa piccola modifica I Lombardi alla prima Crociata vanno in scena alla Scala il primo febbraio 1843, nell’estate dello stesso anno a Senigallia e in inverno a Venezia.
Lo spartito dell’opera porta una dedica di Verdi a Maria Luigia d’Asburgo, Duchessa di Parma, terra natale del Maestro.
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JÉRUSALEM (rifacimento de I Lombardi alla prima Crociata, 1847)
Opera in quattro atti su libretto di A. Royer e G. Vaëz.
Prima esecuzione Parigi, Teatro dell'Opéra, 26 novembre 1847.
Personaggi Conte di Tolosa, Elena, Emiro di Ramla, Gastone, Isaura, Raimondo, Ruggero.
Rifacimento de I Lombardi alla prima Crociata, Jérusalem risulta quasi irriconoscibile e lontana dalla sua prima versione italiana, dopo i rifacimenti dei due librettisti Royer e Vaëz. Verdi firma il contratto con l’Opéra di Parigi nell’agosto del 1947 e la prima va in scena nel novembre dello stesso anno. Il successo invoglia il Maestro a formalizzare un consiglio di Ricordi: una multa di mille franchi al teatro che avesse messo in scena l’opera attuando tagli, fatti salvi i balletti, che erano d’uso comune nella tradizione operistica francese.
Come Gerusalemme l’opera compare alla Scala di Milano nel dicembre del 1850, con traduzione dei testi francesi di Calisto Bassi.
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave , tratto dal dramma Hernani di Victor Hugo.
Prima esecuzione Venezia, Teatro La Fenice, 9 marzo 1844.
Personaggi Don Carlos, Don Riccardo, Don Silva, Elvira d’Aragona, Ernani, Giovanna, Jago.
Vicende storiche Nonostante il fiasco de I Lombardi alla prima Crociata al Teatro La Fenice di Venezia nel 1843, nella primavera dello stesso anno Verdi firma un contratto con il suo direttore, il conte Moncenigo, per una nuova opera. Felice Romani e Temistocle Solera sono i librettisti di Verdi a Milano, Salvatore Cammarano a Napoli e Francesco Maria Piave diventa il suo collaboratore di fiducia, nonché amico, a Venezia. Caduta la scelta del soggetto da tradurre in versi su l’Hernani di Victor Hugo, Piave inizia a lavorare alacremente sempre in strettissima collaborazione con il compositore, che pretende di seguire passo a passo il lavoro del librettista e poeta. L’opera va in scena il 9 marzo del 1844, con un successo quasi trionfale, tanto da essere rappresentata in altre quattordici città italiane e rimanere, fino alla fine degli anni ’50, l’opera più eseguita di Verdi. Solo alla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli Ernani è messo in scena per ben otto stagioni per un totale di 240 rappresentazioni. Sempre nel 1844 la città di Venezia tributa il suo omaggio a Verdi dando l’opera anche al Teatro San Benedetto. All’estero calca i palcoscenici di Parigi. Qui Victor Hugo, recatosi a teatro per vedere Ernani, manifesta la sua disapprovazione per come è stato trasformato il suo scritto.
Tragedia lirica in tre atti, libretto di Francesco Maria Piave tratto dalla tragedia The two Foscari di George Byron.
Prima rappresentazione Roma, Teatro Argentina, 3 novembre 1844.
Personaggi Barbarigo, Francesco Foscari, Jacopo Foscari, Jacopo Loredano, Lucrezia Contarini, Pisana.
Vicende storiche Gli anni quaranta sono un periodo di intensa attività per Verdi, che porta avanti quattro diverse collaborazioni con i più importanti teatri italiani dell’epoca: la Scala di Milano, la Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli e l’Argentina di Roma. È per quest’ultimo che Verdi compone I due Fosacri, su libretto dell’ormai collaudato collaboratore Francesco Maria Piave, che elabora un soggetto veneziano di George Byron dall’omonimo titolo in lingua inglese.
Partito per Roma nel settembre del 1844, il Maestro lavora alacremente per rispettare le scadenze, aiutato anche dall’atmosfera capitolina che lo entusiasma e nel novembre dello stesso anno è già tempo di mettere in scena l’opera. Altri teatri vedono rappresentata I due Foscari: il San Benedetto e la Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna, il San Carlo di Napoli, e all’estero il Teatro Italiano di Parigi e il Covent Garden di Londra. Le rappresentazioni fuori dell’Italia sono arricchite da una nuova cabaletta musicata dal Maestro espressamente per il tenore Mario su richiesta del nobile e compositore Giuseppe Poniatovski.
Dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera, tratto da Die Jung Frau von Orléans di Friedrich Schiller.
Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845.
Personaggi Carlo VII re di Francia, Giovanna figlia di Giacomo, Giacomo, Delil, Talbot.
Vicende storiche Settima opera di Verdi e la quinta composta per la Scala di Milano, Giovanna d’Arco va in scena il 15 febbraio del 1845, solo pochi mesi dopo la prima de I Lombardi alla prima Crociata (dicembre 1844).
Composta in soli quattro mesi dal Maestro, su un libretto di Temistocle Solera che versificava un omonimo dramma di Friedrich Schiller, è un vero insuccesso, tanto da allontanare Verdi dalle stagioni scaligere fino al 1881, anno del Simon Boccanegra.
Tragedia lirica in un prologo e due atti su libretto di Salvatore Cammarano, tratto da Alzire ou les Américains di Voltaire.
Prima esecuzione Napoli Teatro San Carlo, 12 agosto 1845.
Personaggi Alvaro, Alzira, Ataliba, Gusmano, Otumbo, Ovando, Zamoro, Zuma.
Vicende storiche Considerata l’unico vero insuccesso della carriera operistica di Verdi, da lui stesso definita una bruttura. La partitura musicale dell’opera doveva essere pronta già nel 1844, ma il ritardo con il quale Verdi la porta a termine è da addurre a numerosi motivi: il Maestro versa in un cattivo stato di salute, costretto a letto per anoressia e dispnea; si sente arrivato alla fine della carriera tanto da fargli confidare ad un amico "Non vedo l’ora che passino questi tre anni. Devo scrivere sei opere e poi addio a tutto". Alzira viene quindi composta controvoglia più per dovere che per ispirazione; e fatto non trascurabile, la cantante a cui avrebbe voluto affidare il ruolo di primadonna, il soprano Eugenia Tadolini, ha da poco dato alla luce un figlio e a causa della sua età non più giovane, si teme abbia perso la voce.
Nonostante tutte queste condizioni avverse, Verdi si reca a Napoli nel giugno del 1845, sotto pressioni dell’impresario del Teatro San Carlo Vincenzo Flauto. La sera del 12 agosto va in scena l’opera. Il successo della prima rappresentazione non viene più ripetuto, fuori Napoli l’opera non piace, il pubblico di detrattori si avvale delle parole dello stesso Verdi nel definire la sua ottava fatica, così che Alzira rimane una delle meno conosciute del repertorio verdiano.
Dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera, (con successivo intervento di Francesco Maria Piave) tratto da Attila re degli Unni di Zacharias Werner.
Prima esecuzione Venezia, Teatro La Fenice, 17 marzo 1846.
Personaggi Attila, Ezio, Forest o Leone, Odabella, Aldino.
Vicende storiche In piena atmosfera romantica, Verdi legge un saggio di Madame de Staël, De l’Alemagne, che contiene un riassunto del dramma di Zacharias Werner, Attila re degli Unni. Il librettista Andrea Maffei (il futuro librettista de I masnadieri) dà a Verdi lo spunto per un soggetto "barbaro" e il Maestro, memore delle recenti letture che lo avevano entusiasmato, si mette al lavoro per adattare proprio il dramma di Werner. Affidata la trasposizione in versi a Temistocle Solera, Verdi sceglie il Teatro La Fenice di Venezia come luogo idoneo alla sua prima rappresentazione. Il libretto tarda ad arrivare poiché Solera, dalla capitale spagnola nella quale si era trasferito, oppresso dai debiti, non spedisce le ultime scene del libretto. Verdi decide dunque di rivolgersi a Francesco Maria Piave per il completamento di quest’ultimo e il 17 marzo 1846 l’Attila va in scena con discreto successo.
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare.
Prima Firenze, Teatro della Pergola, 14 marzo 1847.
Personaggi Banco, Duncano, Ecate, Fleanzio, Lady Macbeth, Macbeth, Macduff, Malcolm.
Vicende storiche Tra i tanti impresari di teatri italiani e stranieri che negli anni Quaranta reclamano un’opera da Verdi, c’è anche da annoverare il Linari della Pergola di Firenze. Per questo teatro il Maestro ricorre addirittura a Shakespeare e al suo Macbeth, ne affida la composizione del libretto a Francesco Maria Piave, con qualche intervento richiesto anche ad Andrea Maffei. La prima va in scena il 14 marzo 1847, con il baritono Felice Varesi nelle vesti di Macbeth e il soprano Marianna Barbieri in quelle di Lady. E’ un gran successo, tanto che Verdi riceve un invito dal Granduca. La soddisfazione è tanta che decide di fermarsi un po’ di tempo a Firenze, periodo nel quale ha l’occasione di conoscere personaggi come il poeta Giuseppe Giusti, il tragediografo Gianbattista Nicolini, un politico di fama nazionale come Bettino Ricasoli e lo scultore Giovanni Dupré.
Nel 1852 l’animo irrequieto del Maestro pensa già a un rifacimento dell’opera da rappresentarsi al Teatro dell’Opéra di Parigi, ma la scelta cade poi su Les Vêpres siciliennes. Nel 1863 decide per il Théâtre Lyrique, ma il lavoro di revisione dura più a lungo di quanto previsto. Piave interviene sui versi, e la loro traduzione di essi viene affidata a Charles Nuitter e Alexandre Beaumont. Le modifiche sono numerose: viene sostituita l’aria di Lady all’inizio del secondo atto, le danze e il duetto tra Macbeth e Lady nel terzo atto, il coro degli esuli nel quarto e infine il conclusivo inno di vittoria.
Con questa nuova veste il Macbeth parigino va in scena il 21 aprile 1865 al Théâtre Lyrique Impériale.
Melodramma in quattro parti su libretto di Andrea Maffei, tratto dalla tragedia Die Raüber di Friedrich Schiller.
Prima Londra, Her Majesty's Theatre, 22 luglio 1847.
Personaggi Amalia, Arminio, Carlo, Francesco, Masnadieri, Massimiliano, Moser, Rolla.
Vicende storiche Poco dopo la prima fiorentina del Macbeth, un altro teatro, questa volta straniero, chiede a Verdi di comporre un’opera. Giunge così l’invito del direttore dell’Her Majesty’s Theatre, Mister Lumley e il Maestro si vede costretto a partire per Londra nel maggio del 1847. Durante il viaggio oltremanica, passa per la Svizzera e visita la casa che fu di Guglielmo Tell, la Germania, Bruxelles e fa tappa a Parigi. Arrivato nella capitale britannica si dimostra subito poco incline alla vita di società e ai ricevimenti, tanto da riuscire a sottrarsi addirittura alla Regina Vittoria. Pronto il libretto di Andrea Maffei, tratto dall’omonimo dramma in lingua tedesca di Friedrichh Schiller, I masnadieri va in scena il 22 luglio. Nel cast: Jenny Lind nella parte di Amalia (Soprano), Filippo Coletti in quella di Francesco (Baritono), l’ormai anziano baritono napoletano Luigi Lablache in quella di Massimiliano Moor e il tenore parmigiano Italo Gardoni come protagonista.
Melodramma tragico in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da The Corsair di George Byron.
Prima Trieste, Teatro Grande, 25 ottobre 1848.
Personaggi Anselmo, Corrado, Giovanni, Gulnara, Medora, Seid, Selimo
Vicende storiche Quando Verdi sottoscrive il contratto con l’editore Lucca nel 1845 per un’opera da rappresentarsi in un grande teatro italiano nel 1848, non sapeva ancora che annus horribilis sarebbe stato: le cinque giornate di Milano, la cacciata degli austriaci da Venezia, Carlo Alberto di Savoia dichiara guerra all’Austria e scoppia la prima guerra d’Indipendenza. Il libretto di Francesco Maria Piave, tratto dall’originale di Byron The Corsair, era già approntato da tempo quando Verdi compone la musica durante il suo soggiorno a Parigi. Consegna la partitura nel febbraio 1848 all’editore Lucca, comunicandogli che poteva disporre di essa come meglio credeva, sia in Italia che all’estero, continuando così a dimostrare un quasi totale disinteresse per le sorti della sua "creatura". Il corsaro viene messo in scena al Teatro Grande di Trieste solo il 25 ottobre 1848, non riporta successo e per questo continua a ispirare al suo compositore il disinteresse iniziale.
Tragedia lirica in quattro atti su libretto di Salvatore Cammarano.
Prima Roma, Teatro Argentina, 27 gennaio 1849.
Personaggi Arrigo, Federico I Barbarossa, Imelda, Lida, Marcovaldo, Podestà di Como, Rolando.
Vicende storiche Il soggetto lo propone il librettista napoletano Salvatore Cammarano, che avrebbe voluto vedere l’opera rappresentata al teatro della città partenopea. Essendosi rovinati i rapporti fra Verdi e il Teatro San Carlo, il Maestro si ritiene libero da ogni impegno con esso, ma non con il povero Cammarano che versa in pessime condizioni economiche. Nel 1848 è già pronta la musica e il 27 gennaio del 1849 La battaglia di Legnano va in scena al Teatro Argentina di Roma. Causa la censura, per le successive rappresentazioni in altri teatri italiani, l’opera dovrà cambiare titolo in L’assedio di Arlem e Lida.
Melodramma tragico in tre atti su libretto di Salvatore Cammarano, tratto dalla tragedia Kabala und Liebe di Friedrich Schiller.
Prima Napoli Teatro San Carlo, 8 dicembre 1849.
Personaggi Conte di Walter, Federica, Laura, Luisa Miller, Miller, Rodolfo, Wurm.
Vicende storiche La collaborazione tra Verdi e il Teatro San Carlo di Napoli subisce un duro colpo con la decisione del Maestro di cedere La battaglia di Legnano al Teatro Argentina di Roma. A causa del tentato annullamento del contratto, Salvatore Cammarano viene addirittura minacciato di essere recluso in prigione, così che Verdi concepisce l’idea di un’altra opera che possa sostituire La battaglia di Legnano. La prima scelta cade su un dramma storico intriso di patriottismo come l’Assedio di Firenze, ma poiché a Napoli la censura non avrebbe mai accettato un argomento simile, quella definitiva è per il dramma intimistico e borghese dell’amato Friedrich Schiller, dal titolo Kabala und Liebe. Verdi compone la musica viaggiando tra Parigi, Busseto, Roma e Napoli dove l’opera va in scena con il titolo di Luisa Miller l’8 dicembre del 1849.
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma Le pasteur ou L’évangile et le foyer di E. Bourgeois e E. Souvestre.
Prima Trieste, Teatro Grande, 16 novembre 1850.
Personaggi Dorotea, Federico di Frengel, Jorg, Lina, Raffaele, Stankar, Stiffelio.
Vicende storiche Opera di argomento scabroso, poiché narra la storia di un pastore protestante tradito dalla moglie, nella Germania del XIX secolo e viene citato un passo del Vangelo. La censura obbliga il librettista Francesco Maria Piave ad apportare alcuni cambiamenti prima di vederla rappresentata al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre del 1850. La prima si avvale di un cast molto nutrito e famigliare al compositore: Gaetano Fraschini nel ruolo di protagonista (Tenore), Marietta Gazzaniga Malspina, già protagonista in Luisa Miller, nelle vesti di Lina (Soprano) e il baritono Filippo Colini, padre di Giovanna d’Arco nell’omonima opera e Rolando ne La battaglia di Legnano, qui nel ruolo di Stankar. Un discreto successo permise a Stiffelio di circolare anche in altri teatri italiani come quelli di Roma, Firenze, Catania, Palermo e Napoli. Nonostante ciò l’opera non ottiene il successo sperato dal suo compositore, che nel 1856, insieme a Piave, si mette al lavoro per darle un volto nuovo. Nasce così Aroldo.
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AROLDO (rifacimento di Stiffelio, 1857)
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, rifacimento dello Stiffelio.
Prima Rimini, Teatro nuovo, 16 Agosto 1857.
Personaggi di Aroldo Aroldo, Briano, Egberto, Elena, Enrico, Godvino, Jorg, Mina.
Si tratta del rifacimento di un’altra opera di Verdi, Stiffelio (1850) che aveva suscitato interventi da parte della censura a causa della vicenda "immorale e scabrosa", poiché narra la storia di un pastore protestante tradito dalla moglie; inoltre il personaggio tedesco non funzionava nei teatri italiani. Nel 1856 Verdi decide quindi di dedicarsi, insieme all’amico librettista Francesco Maria Piave al rifacimento dell’opera, traendo ispirazione da due romanzi: Il fidanzato di Walter Scott, che aveva per protagonista un crociato, e l’Aroldo di Bulwer-Lytton. Corregge in modo sostanziale alcune scene dei tre atti di Stiffelio (della precedente versione) e ne aggiunge un quarto composto ex novo. Dopo un anno di lavori l’opera è pronta per essere messa in scena e Verdi sceglie Bologna come teatro per la prima rappresentazione. Sotto consiglio dell’editore e amico Ricordi, la scelta cade invece su Rimini. I fratelli Marzi, impresari dei teatri di Reggio Emilia e Rimini, cercano un’opera per l’inaugurazione del Teatro Nuovo di Rimini. La sera del 16 agosto Aroldo viene applaudito da un folto pubblico, per poi essere rappresentato anche a Bologna, come nelle prime intenzioni di Verdi, Torino e Napoli.
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo.
Prima Venezia, Teatro La Fenice, 11 marzo 1851.
Personaggi Borsa Matteo, Conte di Ceprano, Conte di Monterone, Contessa di Ceprano, Duca di Mantova, Gilda, Giovanna, Maddalena, Marullo, Rigoletto, Sparafucile.
Vicende storiche Il 1850 è un anno di grande produttività per il Maestro: mentre è impegnato con la partitura di Stiffelio per il Teatro Grande di Trieste, deve assolvere anche ai suoi doveri contrattuali con la Fenice di Venezia. Comunica a Francesco Maria Piave la sua intenzione di musicare un soggetto particolare, con personaggi che avevano già destato scandalo nella Parigi del 1832: Le Roi s’amuse di Victor Hugo. Nonostante le insistenze di Piave con il direttore della Fenice Carlo Marzari, nulla si può contro la censura, che vieta di rappresentare un re come un cinico libertino. Il librettista e il compositore devono accettare di apporre alcuni cambiamenti all’originale francese: il protagonista, Francesco I re di Francia, viene trasformato in un anonimo Duca di Mantova (peraltro riconoscibile in Vincenzo I Gonzaga) e vengono cambiati molti nomi dei personaggi. Verdi però non vuole il re come protagonista della sua opera, ma il suo buffone di corte. Di qui la scelta definitiva titolo Rigoletto (dal francese Tribolet), cambiato sempre a causa della censura dopo un provvisorio La maledizione.
La sera dell’11 marzo 1851 la prima al Teatro La Fenice di Venezia, grande successo di pubblico, con Teresa Brambilla in Gilda (Soprano), Felice Varesi nelle vesti di Rigoletto (Baritono) e Raffaele Mirate in quelle del Duca di Mantova (Tenore).
Rigoletto è la prima in ordine cronologico di quella che viene definita la "trilogia popolare" di Giuseppe Verdi, seguita da La traviata e Il trovatore.
Dramma in quattro atti e otto quadri, su libretto di Salvatore Cammarano, tratto dalla tragedia El Trovador di Antonio García Gutiérrez.
Prima Roma, Teatro Apollo, 19 gennaio 1853.
Personaggi Azucena, Conte di Luna, Ferrando, Leonora, Manrico Garcia, Ruiz.
Vicende storiche Un mese dopo il grande successo del Rigoletto alla Fenice di Venezia (marzo 1851), Verdi è pronto per una nuova impresa teatrale. Il 1851 è un anno di grande impegno per il Maestro che da Parigi lavora a distanza con il poeta napoletano Salvatore Cammarano al libretto de Il trovatore, ma nel contempo firma il contratto con il Teatro de l’Opéra che lo porterà a comporre Les Vêpres siciliennes e assiste alla rappresentazione teatrale de La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio che gli darà l’ispirazione per La traviata.
Nonostante il libretto sia pronto, non c’è fretta poiché non si è ancora deciso a che teatro sarebbe stato destinato Il trovatore. Nel 1852, poco prima di ricevere l’onorificenza della Legion d’Onore, Verdi prende accordi definitivi per la rappresentazione dell’opera con il Teatro Apollo di Roma, ma muore Salvatore Cammarano. Il libretto lasciato dal poeta in una versione quasi definitiva, viene sistemato dal giovane Emanuele Bardare, in seguito a qualche imposizione data dalla censura pontificia.
Il 19 gennaio 1853 registra lo strepitoso successo de Il trovatore grazie anche ad un cartellone d’eccezione: il tenore Carlo Baucardé (Manrico), il soprano Rosina Penco (Leonora), il mezzosoprano Emilia Goggi (Azucena) e il baritono Goivanni Guicciardi (Conte di Luna).
Il trovatore è la seconda opera della "trilogia popolare" insieme a Rigoletto e La traviata.
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal romanzo La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio.
Prima Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853.
Personaggi Alfredo Germont, Annina, Barone Douphol, Dottore Grenvil, Flora Bervoix, Gastone, Giorgio Germont, Giuseppe, Marchese d`Obigny, Violetta Valéry.
Vicende storiche Terza e ultima opera di quella che viene definita la "trilogia popolare" e come succede nel Rigoletto e ne Il trovatore, la figura del protagonista domina su tutte le altre. Già all’inizio degli anni Cinquanta Verdi stava cercando una cantante adatta ad un ruolo difficile, e comunica al direttore della Fenice di Venezia Carlo Marzari, di aver bisogno di una "donna di prima forza". Il soggetto che esigeva una cantante così speciale era stato tratto da Verdi da un dramma molto discusso di Alexandre Dumas figlio. La dame aux camélias è la storia di un personaggio realmente esistito, Alphonsine Duplessis giovane cortigiana che si era data al vizio nella Parigi degli anni Quaranta e che era entrata anche nella vita di Dumas da lui trasformata nel dramma in Marguerite Gautier. Verdi assiste a una rappresentazione teatrale del dramma a Parigi nel 1851.
Già nel 1852 il libretto di Francesco Maria Piave è pronto col titolo di La traviata, ma la censura ne impone un il cambiamento Amore e morte e un’ambientazione non contemporanea ma spostata indietro tempo di almeno un secolo. Il 6 marzo del 1853 sul palcoscenico del Teatro la Fenice di Venezia l’opera riscuote un clamoroso insuccesso da attribuire a numerosi fattori: i cantanti sono inadatti alle parti, compresa la protagonista che non era certo una "donna di prima forza", l’ambientazione contemporanea voluta da Verdi a tutti i costi, ma non apprezzata dal pubblico; l’audacia del soggetto e la novità della partitura.
Solo un anno dopo però, presentata al Teatro San Benedetto, sempre a Venezia, l’opera riscuote successo, grazie al cast di cantanti e all’ambientazione settecentesca che assecondava i gusti del pubblico del tempo.
Dramma in cinque atti su libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrer tradotto in italiano da Arnaldo Fusinato.
Prima Parigi. Opéra, 13 giugno 1855.
Personaggi Arrigo, Conte di Vaudemont, Danieli, Duchessa Elena, Giovanni da Procida, Guido di Monforte, Manfredo, Ninetta, Roberto, Sire di Bethume, Tebaldo.
Vicende storiche Il 1852 inizia con la firma del contratto da parte di Giuseppe Verdi, con il Teatro dell’Opéra di Parigi. Le condizioni fissate sono alquanto favorevoli: viene offerta la collaborazione con il famoso poeta e librettista francese Eugène Scribe, i cantanti possono essere proposti dal Maestro, sono previsti tre mesi di prove prima di andare in scena, quaranta rappresentazioni in meno di un anno, nonché una messinscena con tutta la pompa che l’azione avesse preteso.
Scribe propone a Verdi un soggetto che aveva già precedentemente sottoposto all’attenzione di Gaetano Donizetti per Le duc d’Albe, un grand opéra in conformità con la tradizione del teatro francese, rimasto incompiuto. Il Maestro avrebbe potuto modificare il libretto nelle parti che non gli fossero piaciute e la cosa soddisfa Verdi, fin quando però non viene a conoscenza del fatto che l’opera era contemporaneamente stata terminata da Matteo Salvi e rappresentata a Roma. Un inganno quindi da parte del librettista nei confronti dell’ignaro Verdi che insorge contro Scribe, ma ormai il danno è fatto. Altro fatto increscioso che lo porta a chiedere l’annullamento del contratto, cosa che naturalmente non gli viene concessa, è un rifiuto della primadonna Sofia Cruvelli. Nonostante tutti questi contrattempi, l’opera va in scena il 13 giugno 1855 ed è tra le manifestazioni che fanno parte della Grande Esposizione di Parigi.
Tradotta in italiano da Arnaldo Fusinato, Les Vêpres siciliennes vengono rappresentati anche in molti teatri italiani, con titoli modificati rispetto alla traduzione causa la censura: per la stagione 1856 al Teatro Ducale di Parma e alla Scala di Milano, diventano Giovanna de Guzman, nel 1858 a Napoli Batilde di Turenna. Nel 1860, con l’unità d’Italia, Ricordi può stampare il libretto de I Vespri siciliani con la loro titolazione autentica.
Melodramma in un prologo e tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutiérrez.
Prima Venezia, Teatro La Fenice, 12 marzo 1857.
Personaggi Gabriele Adorno, Jacopo Fiesco, Lorenzino, Maria Boccanegra, Maria Fiesco, Paolo Albiani, Pietro, Simon Boccanegra.
Vicende storiche Nel 1855 il teatro La Fenice di Venezia chiede a Verdi un’opera nuova, ma il contratto viene firmato solo un anno dopo, quando il compositore ha già chiaro lo schema generale di un dramma che derivava dal teatro di Antonio García Gutiérrez: Simon Boccanegra. Il Maestro ne scrive una sua preventiva versione a Parigi, dove fa pure tagliere e limare da Giuseppe Montanelli il libretto che Francesco Maria Piave aveva già approntato, comunicandolo al librettista via epistolare e a cose ormai fatte. La prima va in scena il 12 marzo del 1857, con interpreti il baritono Leone Gilardoni (Simon Boccanegra), il basso Giuseppe Etcheverry (Fiesco), il baritono Giacomo Vercellini (Paolo) e il soprano Luigia Bendazzi (Maria/Amelia). L’opera sarà un insuccesso clamoroso, quasi come quello de La traviata quattro anni prima.
Ventidue anni più tardi, sotto suggerimento dell’editore e amico Ricordi, Verdi riprende in mano la vecchia partitura del Simon Boccanegra, rivolgendosi ad Arrigo Boito per le modifiche da apportare al libretto di Piave. Il primo atto viene completamente rivisto, per il quale Verdi viene ispirato da due lettere di Francesco Petrarca, una indirizzata al Doge di Genova, Boccanegra appunto, e l’altra a quello di Venezia, che condannavano le lotte fratricide tra le due Repubbliche; la lettera di Petrarca dovrà comparire non solo nel testo del libretto, ma anche sulla scena.
Con queste e altre modifiche il nuovo Simon Boccanegra va in scena alla Scala di Milano il 24 marzo del 1881.
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma, ispirato al romanzo di Eugène Scribe Gustave III ou Le bal masqué.
Prima esecuzione Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859.
Personaggi Amelia, Oscar, Renato, Riccardo, Samuel, Silvano, Tom, Ulrica.
Vicende storiche Sotto forti pressioni del teatro San Carlo di Napoli che reclama da Verdi una nuova fatica teatrale, il Maestro decide di cimentarsi con un’opera che già da tempo interessava anche altri musicisti. Il libretto di Antonio Somma, che dapprima chiede di rimanere anonimo, prende ispirazione da quello di Eugène Scribe per l’opera di Daniel Auber, narra la vicenda di un regicidio avvenuto in Svezia alla metà del XVIII secolo. L’opera va in scena per la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1833 ed è ancora rappresentata nel 1857, quando Verdi decide di elaborarne il libretto. La censura borbonica dà inizio alla travagliata storia della composizione dell’opera; si chiede a Verdi di modificare molte, forse troppe cose (il Re deve diventare duca, il tempo in cui è ambientata la vicenda deve essere anticipato a quello in cui si credeva ancora nella magia, i cospiratori devono agire per motivazioni squisitamente personali). Dopo che il Maestro giunge a Napoli nel gennaio del 1858, Napoleone III subisce un attentato e la censura diventa ancora più pesante nelle sue pretese. Verdi non è disposto a stravolgere completamente la sua opera, come invece gli viene richiesto dal San Carlo, non rispetta i termini contrattuali, il Teatro gli fa causa e Verdi risponde all’affronto con una querela per danni. La schermaglia legale si chiude con un ritiro delle accuse da parte del Teatro e con un impegno da parte del compositore di approntare un altro lavoro entro l’autunno. Nasce così Una vendetta in domino. Ricordi la vuole per La Scala di Milano, ma Verdi la concede al Teatro Apollo di Roma. Nemmeno qui però il libretto può rimanere come originariamente concepito: la scena si sposta da Stoccolma a Boston e Re Gustavo diventa il Conte di Warwick, governatore del Massachussets. Per dirla alla Shakespeare... molto rumore per nulla. L’opera va finalmente in scena col titolo di Un ballo in maschera la sera del 17 febbraio 1859.
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da Don Alvàro o la Fuerza del Sino di A. Saavedra, duca di Rivas.
Prima Pietroburgo, Teatro Imperiale, 10 novembre 1862.
Personaggi Curra, Don Alvaro, Don Carlos di Vargas, Donna Leonora, Frà Melitone, Marchese di Calatrava, Mastro Trabuco, Padre Guardiano, Preziosilla.
Vicende storiche È il 1861, l’unità nazionale è fatta da un anno e Verdi riceve un lusinghiero ma impegnativo invito: Camillo Benso Conte di Cavour lo contatta pregandolo di accettare la candidatura per le elezioni alla Camera dei Deputati. Pochi mesi dopo arriva al Maestro un'altra importante comunicazione: il Teatro Imperiale di San Pietroburgo è intenzionato a commissionargli un’opera. Dalla città russa viene anche proposto il soggetto di partenza, che cade su Victor Hugo e il suo Ruy Blas che viene poco dopo scartato per problemi di censura. Verdi allora propone il dramma del duca di Rivas, nobile drammaturgo spagnolo, Don Alvaro o La Fuerza del Sino, che aveva trionfato nei teatri di Madrid dieci anni prima. San Pietroburgo accetta la proposta, viene immediatamente stipulato il contratto dietro lauto compenso e il Maestro contatta Francesco Maria Piave esortandolo a mettersi subito al lavoro sul nuovo dramma. Nel 1861 questi è a Busseto per tracciare insieme al compositore le linee generali dell’opera, per tornare dopo due mesi di alacre lavoro a Milano. Da questo momento i due avranno solo rapporti di tipo epistolare. Alla fine di novembre lo spartito è pronto, ma non la partitura musicale. Ciò nonostante Verdi parte per San Pietroburgo insieme a Giuseppina Strepponi, ma causa la malattia della primadonna Emilia La Grua, l’opera non può andare in scena e viene rimandata alla stagione seguente. La sera del 10 novembre 1862, finalmente la prima al Teatro Imperiale de La forza del destino. Alla quarta replica insieme alla Zarina è presente anche lo Zar Alessandro II, assente alle precedenti per malattia, che al termine della rappresentazione fa chiamare il Maestro per congratularsi personalmente con lui. Pochi giorni dopo questo prezioso riconoscimento personale da parte dello Zar, quello ufficiale: Verdi è insignito dell’Ordine Imperiale e Reale di San Stanislao. Finisce così gloriosamente la stagione russa per Verdi, ma non per l’opera che riscuote grandi successi anche a Madrid.
Il 27 febbraio del 1869 l’opera va in scena anche alla Scala di Milano, ma con qualche modifica apportata da Verdi con l’aiuto, questa volta, di Antonio Ghislanzoni versando Francesco Maria Piave in gravi condizioni di salute. Sono oggetto di cambiamento il terzo atto, dalla sesta scena alla fine, il quarto atto dalla quinta scena alla fine e il finale in cui Don Alvaro non si getta più dalla rupe, ma si umilia davanti al Padre Guardiano che lo invita a farlo anche davanti a Dio.
Opera in cinque atti su libretto di F.Joseph Méry e Camille Du Locle, tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller.
Prima esecuzione Parigi, Opéra 11 marzo 1867.
Personaggi Carlo V, Caterina de’Medici, Conte di Lerma, Contessa d’Aremberg, Don Carlos d’Asburgo, Elisabetta di Valois, Enrico II, Filippo II, Gomez, Grande Inquisitore, Principessa di Eboli, Rodrigo, Tebaldo.
Vicende storiche Le vicissitudini che accompagnano la nascita del Don Carlos si svolgono nell’arco di venti lunghi anni. Nel 1865 a Villa Verdi a Sant’Agata arriva l’editore francese Léon Escudier, per proporre al Maestro una serie di soggetti da tradurre in musica, per il Teatro dell’Opéra di Parigi e per il suo direttore Émile Perrin. Vagliate le proposte, messo da parte addirittura Shakespeare, attuate alcune scelte, quella finale ricade su Friedrich Schiller e il suo Don Carlos. Trasferitosi a Parigi aspetta impaziente il libretto che gli sarà fornito da Méry e Du Locle solo l’anno seguente. Tornato in Italia per paura che la mondanità parigina lo distraesse dalla composizione dell’opera, Verdi viene accolto da una notizia terribile: l’Austria aveva ceduto Venezia alla Francia di Napoleone III. Indignato, comunica a Escudier la sua intenzione di rescindere il contratto, ma quest’ultimo per pronta risposta gli intima di fare il suo dovere, portare a termine il lavoro pattuito e tornare a Parigi. Arresosi all’evidenza dei fatti, Verdi torna in Francia, ma si stabilisce in una piccola città dei Pirenei per tornare nella capitale a composizione conclusa. La prima dell’opera va in scena al Teatro dell’Opéra l’11 marzo 1867. Il 27 ottobre dello stesso anno al Teatro Comunale di Bologna il Don Carlo, tradotto in italiano (titolo compreso trasformandosi quindi in Don Carlo) da Achille de Lauzières, va in scena per il pubblico italiano. Nel 1872 questa stessa versione italiana viene rappresentata al Teatro San Carlo di Napoli con modifiche apportate dallo stesso Verdi: riscrive il duetto tra basso e baritono su versi di Antonio Ghislanzoni e attua alcuni tagli. Ma i piccoli ritocchi non bastano: a Vienna l’opera viene rappresentata con numerosi tagli poiché tropo lunga e anche in Italia c’è chi la vorrebbe ridotta rispetto alla colossale partitura originale. Nel 1882 la decisione del compositore di rimettere mano al libretto per cambiamenti radicali. Insieme a Du Locle, affiancato da Nuitter, si operano i tagli e Angelo Zanardini viene incaricato della traduzione dei nuovi versi. Dopo lunghi mesi di intenso lavoro, il nuovo Don Carlos in quattro atti (nella prima versione erano cinque) va in scena alla Scala di Milano il 10 gennaio 1884.
Opera lirica in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni, tratto da uno spunto di Auguste Mariette, rielaborato da Camille Du Locle in collaborazione con Verdi.
Prima esecuzione Il Cairo, Teatro dell'Opera 24 dicembre 1871.
Personaggi Aida, Amneris, Amonasro, Faraone, Radamès, Ramfis.
Vicende storiche Nel novembre del 1869, il viceré d’Egitto Ismail Pascià chiede a Verdi di comporre un inno per l’inaugurazione del Canale di Suez. In un primo momento il Maestro rifiuta la proposta replicando che non è uso scrivere musica di circostanza, ma incomincia ad elaborare l’idea di comporre un’opera nuova. Il Viceré invia a Parigi l’egittologo Auguste Mariette e fa sì che questi si metta in contatto con Camille Du Locle, attraverso il quale avrebbe cercato di assicurarsi la collaborazione di Verdi, Wagner o Gounod, per la composizione dell’inno. Pensando ad un’opera di genere comico per il teatro di Du Locle, Verdi non è intenzionato ad accettare la proposta di Ismail Pascià, ma quando proprio Du Locle gli presenta il programma dell’opera che Mariette gli aveva fornito, il Maestro ne è entusiasta. Il 2 giugno del 1870 accetta finalmente di comporre la musica per Aida che va in scena al Teatro dell’Opera del Cairo la sera del 24 dicembre 1871 diretta da Giovanni Bottesini, protagonista il soprano Antonietta Pozzoni Anastasi; tenore Pietro Mongini; mezzosoprano Eleonora Grossi; baritono Francesco Steller.
Verdi non è presente alla prima ma si guadagna il prestigioso titolo di Commendatore dell’Ordine Ottomano. Un anno dopo ha luogo la prima italiana nella cornice del Teatro alla Scala di Milano la sera dell’8 febbraio 1872, diretta da Franco Faccio.
Musica sacra.
Prima Milano, Chiesa di S. Marco, 22 maggio 1874.
Vicende storiche Nonostante Verdi si sia sempre rifiutato di comporre musica celebrativa, durante il corso della sua lunghissima carriera, in due occasioni fa eccezione e progetta la composizione di una messa per onorare degnamente la scomparsa di due grandi personalità della cultura italiana del suo tempo: Alessandro Manzoni (morto il 22 maggio 1873) e Gioacchino Rossini (morto nel dicembre 1868).
La morte di Rossini giunge proprio in un momento particolare, quando cioè sembrava che stesse venendo meno il secolare primato della tradizione operistica. L'interesse del pubblico si rivolgeva sempre più spesso alla musica sia operistica che sinfonica di autori stranieri. Inoltre era opinione comune che bisognasse ricercare il nuovo attraverso l'abbandono della tradizione. Verdi reagisce a queste tendenze e propone, attraverso la sua musica, di onorare colui che era riconosciuto come il più grande musicista italiano del secolo; dà così vita, insieme ad altri 11 musicisti, al Requiem per Rossini.
Al Maestro di Busseto viene assegnato il brano conclusivo Libera me, Domine. Il Requiem non viene però eseguito alla data stabilita, prevista per il 13 novembre 1869. Per due anni si continua a discutere della possibilità di eseguire la Messa, ma Verdi considera il progetto fallito, poiché non si è eseguita nel primo anniversario della morte di Rossini.
Dopo pochi anni un'altra morte eccellente colpisce il Maestro di Busseto, quella dell'Autore dei Promessi Sposi. La composizione del Requiem per Alessandro Manzoni inizia nel 1873, anno in cui Verdi ritorna in possesso della sua partitura originale per il Libera me, Domine, composto ben 5 anni prima per la Messa di Rossini e mai eseguito. Il Maestro propone il Requiem per Manzoni a Ricordi, il quale a sua volta lo propone al Comune di Milano, con promessa di eseguirlo nel primo anniversario della morte del grande letterato. Il Sindaco e la Giunta accettano di buon grado e ringraziano calorosamente Verdi.
La Messa da Requiem viene finalmente eseguita nella chiesa di San Marco il 22 maggio 1874, con il soprano Teresa Stolz, il mezzosoprano Maria Waldmann, il tenore Giuseppe Coppini e il basso Ormondo Maini diretti dallo stesso Verdi.
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito, tratto dalla tragedia Othello di William Shakespeare.
Prima Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887.
Personaggi Cassio, Desdemona, Emilia, Jago, Lodovico, Montano, Otello, Roderigo.
Vicende storiche Con Otello Verdi ritorna a temi shakespeariani che non aveva più affrontato dall’epoca di Macbeth (1847). Dopo il grande successo di una sua Messa da Requiem alla Scala di Milano, da lui stesso diretta cinque anni dopo la prima, Giovanni Ricordi propone al Maestro l’idea di comporre un’opera nuova, tratta da una tragedia del drammaturgo inglese e pensando ad Arrigo Boito come librettista. Francesco Faccio accompagna Boito da Verdi, il quale presa visione del libretto non lo accetta, ribattendo che al momento stava pensando a musicare un soggetto comico e non drammatico come era invece l’Otello. Ma del fantomatico soggetto comico Verdi pare non interessarsi più, grazie all’astuzia di Ricordi, alla pazienza di Boito e non da ultimo, all’indiscutibile fascino del testo shakespeariano. Nel 1879, non senza difficoltà, il libretto è pronto, ma dopo un anno è ancora sprovvisto di partitura musicale. Un piccolo incidente "diplomatico" ne ritarda ulteriormente la composizione. Nel 1884 Arrigo Boito è a Napoli per la rappresentare il suo Mefistofele, si sente chiedere perché non si cimenti nel musicare il libretto da lui composto sull’ormai famoso Otello, dato che Verdi pare disinteressarsene. Il librettista, colto da un estremo imbarazzo, risponde con tale riserbo che il suo atteggiamento viene frainteso e i giornali locali scrivono del rammarico di Boito per non poter comporre la musica dell’opera. Verdi s’irrita a tal punto che interrompe la stesura della partitura. Ma il tempo placa gli animi e appiana i problemi, così che nel novembre del 1885 è pronto lo spartito e l’anno seguente pure la strumentazione.
Non è però ancora tempo della prima: oppresso dal suo forte senso di responsabilità nei confronti di Shakespeare e dal peso dell’ormai acquistata popolarità e reputazione, Verdi rifiuta continuamente di fissare la data della prima rappresentazione, prolungando il periodo di prove. Sceglie come interpreti Romilda Pantaleoni nel ruolo di Desdemona (soprano), Victor Maurel in quello di Jago (baritono) e Francesco Tamagno protagonista. Quest’ultimo ricoprirà lo stesso ruolo nel dicembre del 1899 diretto dal Maestro Arturo Toscanini.
Il 5 febbraio 1887 l’Otello di Verdi va finalmente in scena al Teatro alla Scala di Milano e per l’occasione tutti i giornali europei inviano un loro corrispondente.
Commedia lirica in tre atti su libretto di Arrigo Boito, da soggetto Shakespeariano e in particolare da The Merry Wives of Windsor.
Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 9 febbraio 1893.
Personaggi Alice Ford, Bardolfo, Dr. Cajus, Fenton, Ford, Meg Page, Nannetta, Oste della Giarrettiera, Pistola, Quickly, Robin, Sir John Falstaff.
Vicende storiche Un Verdi quasi ottantenne dichiara di avere il desiderio da più di quarant’anni di comporre un’opera comica e di conoscere Le allegre comari di Windsor di Shakespeare da cinquanta. Ecco quindi che nel 1889 Arrigo Boito inizia a lavorare al libretto di Falstaff che consegna al compositore all’inizio dell’anno seguente, dopo alcune difficoltà causate da piccoli disaccordi tra i due. Con uno spirito nuovo, forse datogli dall’età avanzata, Verdi inizia a musicare l’opera quasi per passatempo, senza obblighi di scadenze e in atteggiamento di totale libertà. Lavora in modo spensierato ma meticoloso e nel 1892 può dare alle stampe la partitura. Il 9 febbraio 1893 si ha la prima alla Scala di Milano, con direttore Edoardo Mascheroni, con Victor Maurel nel ruolo di Falstaff (Baritono), Giuseppina Pasqua in quello di Mrs. Quickly (Mezzosoprano) e Emma Zilli Mrs, Alice Ford (Soprano).
Il pubblico è quello delle grandi occasioni, un pubblico d’eccezione che vede tra gli spettatori personalità del mondo della cultura come, tra gli altri, Carducci, Giacosa, Puccini e Mascagni.
Falstaff è l’ultima opera composta da Giuseppe Verdi.