Errata corrige
di Dino Rizzo
Anni di galera
Con l’espressione «anni di galera» i biografi chiamano erroneamente il periodo compreso fra il 1843 e il 1850, anni di lavoro incessante nel quale Verdi firmava un contratto per un’opera nuova prima terminare l’opera precedente. Quindi anni di lavoro forzato e massacrante. In realtà l’espressione «anni di galera» venne utilizzata da Verdi in una lettera che egli inviò alla contessa Maffei il 12 maggio 1858. In essa Verdi scrisse: «Dal Nabucco in poi non ho avuto, si può dire, un’ora di quiete. Sedici anni di galera!», dal 1842 al 1858, un periodo comprendente dunque, anche Rigoletto, Trovatore, Traviata, Les Vêpres siciliennes, Simon Boccanegra e Aroldo. Gli «anni di galera» furono quel periodo nel quale il Maestro, non volendo perdere il successo acquisito con il Nabucco compose melodrammi ‘prigioniero’ delle imposizioni degli impresari, della censura, delle convenzioni ed esigenze dei cantanti. Vincoli che condizionarono la sua ispirazione drammatica in quei sedici anni.
Ritroveremo questa espressione molti anni più tardi. Verdi, su tutte le furie con il baritono Victor Muriel per le pretese esorbitanti chieste per cantare la parte di Falstaff, il 30 agosto 1892 scrisse a Giulio Ricordi: «Mai mi è capitato una cosa simile in 50 anni di galera». Verdi, quindi, non indicò un periodo di composizione incessante ma l’impossibilità di creare liberamente i propri melodrammi, senza i condizionamenti dell’ambiente teatrale. Situazione che soffrì per l’intero arco creativo, dal Nabucco al Falstaff.
Dino Rizzo
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L’organista di San Michele
Il primo insegnante di musica di Giuseppe Verdi fu Pietro Baistrocchi. La maggioranza delle biografie verdiane lo indicano come sacerdote, addirittura parroco di San Michele in Roncole ma residente nel vicino paese di Frescarolo. In realtà Baistrocchi non era un sacerdote, era sposato con vari figli e figlie e nella sua abitazione, a Roncole, insegnò ai fanciulli a leggere e scrivere, percependo un piccolo compenso dalle famiglie. Musicista principiante fu anche l’organista della Chiesa di San Michele. Verdi, suo allievo dai quattro ai nove anni, fu da lui avviato all’organo. Baistrocchi morì il 2 maggio 1823 e Verdi, a soli nove anni, lo sostituì in San Michele.
Dino Rizzo
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Organaro Francesco Bossi
La totalità delle biografie verdiane, indicano Ferdinando Bossi di Bergamo come il costruttore dell’Organo della chiesa di San Michele in Roncole. Di Ferdinando Bossi non esistono documenti e lo strumento di Roncole sarebbe l’unico che abbia costruito. Il registro dei pagamenti della chiesa di Roncole, invece, al giorno 6 giugno 1802 indica come costruttore Francesco Bossi, capostipite di un ramo della famosa famiglia di organari di Bergamo.
Dino Rizzo