Verdi in prima pagina

Sulla stampa nazionale ed internazionale il volto di Verdi è ritratto spesso in primo piano e senza che alcun elemento ulteriore ne connoti la professione. Dalla notorietà alla mitizzazione di Verdi, il volto musicale dell’Italia
__________________________________________

Verdi, il volto dell’Italia

A partire dal 1846, anno in cui un ritratto di Giuseppe Verdi viene pubblicato, forse per la prima volta, su una rivista – l’inglese The Illustrated London News – la figura e il volto del compositore appaiono con frequenza crescente su giornali e riviste, di argomento musicale, teatrale e di informazione, di tutto il mondo. Fin da allora, egli inizia a essere identificato con la musica italiana tout-court. Nell’articolo che accompagna il ritratto sulla rivista inglese, si sostiene infatti, senza mezzi termini, che sulle spalle del nuovo compositore si reggono ormai le sorti della musica italiana e che grazie a lui riacquista vigore e nuovi stimoli la fama dell’Italia come “patria del canto”. Più di trent’anni dopo, ancora su una testata pubblicata a Londra, Vanity Fair, l’immagine di Verdi – caratterizzata dagli attributi propri del maestro concertatore: la bacchetta e il leggio – viene assunta quale icona della musica italiana, come attesta la didascalia sotto il ritratto, che recita semplicemente “Italian Music”. Dopo quattro decenni di carriera, la fama internazionale del compositore è attestata da numerose immagini, spesso ispirate da schizzi dal vero, che lo colgono soprattutto nell’atto del dirigere. Ma dagli anni Ottanta la stampa italiana e straniera inizia a fissare e consacrare la sua fisionomia con ritratti in primo piano, collocati in genere sulla prima pagina del giornale, in cui il compositore appare senza che alcun elemento ulteriore ne connoti la professione. Si tratta di un segno indubbio di notorietà che rappresenta l’inizio della mitizzazione di Verdi: un processo che riguarda non solo la dimensione artistica, ma anche, e soprattutto, la sua assunzione quale figura di riferimento in campo morale, civile e politico. Alla fine del secolo il vecchio compositore rappresenta ormai “la gloria vivente d’Italia”, come recita la didascalia della prima pagina della Tribuna Illustrata della Domenica dell’11 marzo 1900, ed è probabilmente l’italiano contemporaneo più famoso nel mondo, come scriverà l’anno successivo Arthur Pougin su La Vie Illustrée di Parigi, nel necrologio per la morte del compositore. La consacrazione di Verdi, simbolo di collegamento fra l’Italia del re e l’Italia del popolo, ancor più che musicista, come giustamente evidenziato da Giorgio Bocca, si ha nel primo centenario della nascita nel 1913.

“In questa fase – scrive Marco Capra, curatore della mostra insieme a Raffaella Carluccio - viene maturando la connotazione oggi più tipica di Giuseppe Verdi, fondata sui due ritratti che Giovanni Boldini eseguì nel 1886: il grande ritratto a olio conservato a Milano nella Casa di Riposo per Musicisti, e il piccolo pastello conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Quest’ultimo, in particolare, diviene nella seconda metà del Novecento il marchio identificativo di Verdi. Non vi sono molti altri casi in cui i tratti fisici e simbolici distintivi di una persona si siano alla fine concentrati in modo così efficace in una sola, riconoscibile e condivisa rappresentazione iconografica. Quella del volto musicale dell’Italia»

*Tratto dal catalogo “Verdi, il volto musicale dell’Italia. - Forma e significato dell’immagine di Giuseppe Verdi nella stampa periodica dall’Ottocento a oggi”. La mostra, realizzata nel 2013 per il secondo centenario verdiano, nasce dalla mostra Verdi in prima pagina che nel 2009 fu dedicata alla presenza del compositore nella stampa periodica internazionale e come quella del 2009, realizzata in stretta collaborazione fra l’Istituzione Casa della Musica del Comune di Parma e il Centro Internazionale di Ricerca sui Periodici Musicali.

Ideazione e direzione mostra: Marco Capra e Raffaella Carluccio
Organizzazione: Istituzione Casa della Musica Centro Internazionale di Ricerca sui Periodici Musicali (CIRPeM)
Immagini: collezione privata Marco Capra


;