Teatro Apollo
Il teatro sorse nel 1670 per volere della sovrana Cristina di Svezia che pregò il proprio segretario, il conte Giacomo d'Alibert, di intercedere presso il papa Clemente IX per la cessione di un immobile, precedentemente di proprietà della famiglia Orsini, sito dove ora sono gli argini del Tevere, sull'attuale lungotevere Tordinona, adibito fino al 1657 a carcere e, successivamente, a locanda. La sala, di circa 16x22 metri, era ad "U" nella tradizione del teatro all'italiana venne demolito nel 1697 per ordine di Innocenzo XII, pontefice avverso all'arte teatrale.
Solo l'intervento del papa Clemente XII, nel 1733, permise la ricostruzione dello stabile, ad intere spese dello Stato Pontificio. Il 29 gennaio 1781, tuttavia, un incendio incenerì l'intera struttura, che era completamente costruita in legno.
Il progetto per la ricostruzione fu affidato a Natale Marini e successivamente a Giuseppe Tarquini; ribattezzato Teatro Apollo, fu pronto nel 1795.
Tra le varie prime rappresentazioni andate in scena, il 24 febbraio 1821, il Teatro Apollo ospita la prima assoluta di Matilde di Shabran di Gioacchino Rossini diretta da Niccolò Paganini. Il 1831 vide un ulteriore rifacimento del Tordinona-Apollo, con l'acquisizione di una nuova facciata disegnata da Giuseppe Valadier commissionata dal proprietario di allora, Alessandro Torlonia. Come ricorda la stele commemorativa, furono due i momenti di maggior fulgore del Teatro Apollo, entrambi associati a Giuseppe Verdi. Il 18 gennaio del 1853, la prima esecuzione del Trovatore in una Roma allagata a causa dello straripamento del Tevere e nonostante i litigi tra le due primedonne, Rosina Penco, la quale aveva il ruolo di Leonora, ed Emilia Goggi, la prima Azucena. Ogni rappresentazione finì in trionfo e i romani non erano soddisfatti se non potevano accompagnare Verdi fino aò suo albergo. Le continue inondazioni del Tevere imposero la demolizione del Teatro Apollo nel 1888, questo edificio non esiste più, ma può sicuramente vantarsi di aver scritto alcune tra le pagine più importanti ed emozionanti dell'opera ottocentesca.
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ARCHIVIO
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Non manca nemmeno una nota
Cariss.o
Sarò in Roma il 25! dalla parte di Civitacecchia.
Tu che sei stato tanto buono per me sempre ti prego ora di esserlo ancora e di fissare per quel giorno il mio appartamentino. Prezzo e tutto! Di più va da Jacovacci che ti darà un Pianoforte e fallo mettere nella mia stanza da studio onde appena arrivato possa scrivere l'opera di Venezia senza perdere un minuto di tempo. "Il Trovatore" è completamente finito: non manca nemmeno una nota, e, (inter nos) ne sono contento. Basta che lo siano i romani. Insomma mi raccomando a te onde tutto sia in ordine, e che io appena arrivato possa mettermi a scrivere se mi sento. Bada che il pianoforte sia buono! O buono o niente! Scusa mille mille volte.
Addio.
Giuseppe Verdi a Vincenzo Luccardi, Roma (Busseto, 14 dicembre 1852).