Villa Pallavicino è una costruzione di arte rinascimentale che sorge al di fuori delle antiche mura della città di Busseto.
Dal 10 ottobre 2009 è sede del Museo Nazionale Giuseppe Verdi.
Vi si accede dopo aver percorso un viale di pioppi attraverso un Arco trionfale (XVII secolo) ad un fornice (opera ascrivibile all'architetto ducale Domenico Valmagini); esso è diviso in tre parti, decorato da festoni manieristi e, al centro, da un drappeggio aperto su una finta balaustra a imitare un sipario teatrale. Gli stucchi e le terrecotte sono opera di Domenico Dossa e Bernardo Barca. Sui lati si trovano due nicchie con delle statue in pietra: una rappresenta Flora con un putto, allegoria della Primavera mentre l'altra Bacco con un faunetto, allegoria dell’autunno realizzate da Giuseppe Torretti.
Non si ha la certezza sull'autore del progetto della Villa (probabilmente Bramante o Vignola) e i Pallavicino, che la acquistarono negli anni trenta del XVI secolo per farne una residenza estiva, non ne sono i committenti. Sorse, infatti, agli inizi del XVI secolo per volere di Matteo Marri. Certo è, però, che l'imperatore Carlo V d'Asburgo, nel 1533, prima di partire da Busseto, a cui aveva concesso il titolo di città per ricompensarne la fedeltà all'impero, si recò alla Villa e gli piacque a tal punto da richiederne un disegno per ricordo; la Villa infatti presenta una particolare pianta a scacchiera (che ricorda lo stemma dei signori di Busseto ove la scacchiera è simbolo di vittoria ottenuta, in petto all'aquila imperiale), composta da cinque ambienti indipendenti uniti tra loro da un unico corpo centrale che sovrasta un grande atrio, aperto ai quattro venti detto Boffalora. La volta è interamente decorata da affreschi con delle immagini di divinità e delle grottesche raffiguranti intrecci di putti, sirene e tritoni con due code, scimmie ghignanti e uccelli multiformi. L’opera, il cui autore è presumibilmente lo stesso decoratore del salone degli stemmi del castello di Torrechiara, risale al settimo-ottavo decennio del XVI secolo. L'edificio, pur essendo circondato da un fossato, non fu creato per scopi di difesa e un tempo la balaustrata che circondava il Palazzo recava numerose statue.
Nel 1543 Villa Pallavicino ospita lo storico incontro fra l'imperatore Carlo V d'Asburgo e papa Paolo III Farnese per concordare il nuovo assetto territoriale della legazione pontificia e la creazione del ducato farnesiano affidato nel concistoro del 27 agosto 1545 a Pierluigi, figlio del papa e gran gonfaloniere della Chiesa.
Alla fine del XVII secolo Alessandro II Pallavicino ordina la ristrutturazione e l'innalzamento della villa, affidandone la direzione probabilmente ad Antonio Maria Bettoli, esecutore del palazzo Santa Fiora di Parma. La facciata, in stile classico, è alleggerita dallo slancio verticale dato dai bugnati che ritmano gli angoli, dai tagli orizzontali delle cornici marcapiano e dagli stucchi rococò eseguiti da Carlo Bossi sotto commissione del marchese Alessandro nel quarto decennio del XVIII secolo. Gli ambienti interni presentano soffitti a volta affrescati e stuccati da artisti che operarono per i Pallavicino nel XVIII secolo. A sud del palazzo nobile sorge l’edificio delle scuderie, con pianta a ferro di cavallo e ali rivolte verso la Villa.

Info:
http://www.museogiuseppeverdi.it/
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ARCHIVIO
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Il museo multimediale
Le 27 opere del Grande Compositore sono rappresentate in un percorso storico con la riproduzione delle scenografie originali di Casa Ricordi e dei quadri dell'epoca, i tessuti pregiati dellʼ800, le musiche immortali, in unʼambiente di luci teatrali che trasmettono emozioni uniche al visitatore e lo accompagnano in un percorso di intense atmosfere romantiche ideato dallo scenografo e regista Pier Luigi Pizzi, Maestro di riconosciuto prestigio internazionale. I leggii con i testi realizzati da Philippe Daverio, noto critico d'arte, offrono una visione storica dell'epoca, dei fatti e dei personaggi che hanno influenzato Giuseppe Verdi nella creazione delle proprie opere.


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Villa Pallavicino
Ai punti estremi di Busseto si allungano due sobborghi, il meglio popolato dicesi della Pianellata, da cui partono le strade che mettono a Parma e Piacenza. […] Dal sobborgo di Pianellata per un passaggio ornato di acacie ombrellifere si va alla Chiesa di S. Maria degli Angeli, ed al magnifico palazzo dei Marchesi Pallavicino; questo palazzo, prestesa opera del Vignola, ma forse di epoca anteriore, fu eretto in quatro edifici, tra loro collegati da formare un solo; puro e grazioso ne è l'aspetto, e, a detta dei vecchi cronisti, sarebbe stato capace di abitazione per quattro Principi, senza che l'uno desse soggezione all'altro.

Da Verdi, merli e cucù, di Gaspare Nello Vetro – Busseto 1979.

 


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